giovedì 1 marzo 2012

The Last Atoms (Esma)



“Come you lost Atoms to your Centre draw,
And be the Eternal Mirror that you saw:
Rays that have wander'd into Darkness wide
Return and back into your Sun subside.”

Da queste poche righe, che appartengono a "Il Verbo degli Uccelli", poema persiano scritto nel 1177
da Farid ud-Din Attar, nasce il concetto di "The Lost Atoms", gli "Atomi Dispersi". Oppure "The
Last Atoms", gli "Ultimi Atomi". Una singola lettera cambia tutto e il titolo diviene ambiguo.
Proprio questo, infatti, sono i 13 brani dell'album: ultimi atomi, dispersi, al margine dell'esistenza,
alla deriva delle energie, dove ogni cosa incontra la sua vera dimensione e rimane nuda, priva di
forma. È un viaggio da se stessi verso se stessi, un cerchio perfetto, la ricerca di una strada verso
l'Atomo Centrale, Xibalba. La porta per un vasto altrove. Un labirinto. Una strada bianca. Luce e
ombra si rincorrono. Stagioni. Suoni. Rumori. Prima scomposti poi ordinati. Quartetto d'archi,
pianoforte, sintetizzatori e altri, molti strumenti. I titoli dei brani suggeriscono la loro natura. Tra
loro, frammenti delle poesie di William Butler Yeats, del suo rapporto con la terra. Poi, il ritorno.
Come una tempesta in una vasca da bagno. Attraverso una finestra è possibile gettare uno sguardo
sull'importanza, sulla diversità, sul puro concetto. Gli Imperfetti. I Quasi Adatti. Loro, che siamo
noi. Gli "Ultimi Atomi". Menti devote alla ricerca delle estremità quantistiche della realtà.
Nell'avvicinamento del Vuoto Pneumatico, dove tutto si ferma. Lì la materia si fa particolare,
statica. Osservazione di un esploso cosmico, dove tutti gli elementi sono separati. La musica non è
solo ascolto, bensì anche trasformazione. Il suono trasporta la mente verso altre memorie. Nella
semplicità risiede il segreto di questo viaggio. Procedere a ritroso. Intensità. Pieno. Vuoto. Attimi. E
non rimane altro che il silenzio primordiale.

Il passo qui sopra è ripreso pari pari dalla presentazione ufficiale che mi è arrivata assieme alla musica.
Mi trovo in condizione di non poter parlare dell'album perchè non sono ferrato nè sulla musica elettronica nè sulle colonne sonore; perciò portate pazienza se non vi parlo nel dettaglio delle canzoni.
Da notare che questo lavoro non è per tutti: è meditativo e complesso, infatti non stiamo parlando di musica ballabile, ma di un ottimo lavoro compositivo che è carico di simboli e descrive musicalmente le immagini nella testa del compositore, Eugenio Squarcia o se preferite Esma, poliedrico artista con una lunga carriera alle spalle.
E' davvero difficile spiegare a parole qualcosa he nasce per essere ascoltato, posso solo aggiungere che se state cercando un'affascinante colonna sonora che vi trasporti in un altro mondo è il lavoro che fa per voi, assicurandovi che una volta affrontato il viaggio rimarrete piacevolmente sorpresi dalla quantità di emozioni che incotrerete lungo la strada.
Questa musica è poesia, e questo è il pensiero più semplice che mi viene in mente.

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